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La Storia

La stilografica viene da lontano

La scrittura


Trentamila anni fa gli uomini con pitture disegni e simboli sperimentavano modelli di comunicazione non verbali, ancora molto lontani dalla scrittura vera e propria, ma comunque dotati di una loro coerenza. E se per scrittura intendiamo un insieme organizzato di segni e simboli che consentano di esprimere con chiarezza un concetto, va detto che questa conquista fu il punto d'arrivo di un percorso lento e complesso.  Quando l'uomo modificò le proprie abuitudini di vita e dalla vita nomade trasformò l'agricoltura nella propria attività principale, l'esigenza di poter scrivere contare e registrare aiutò a compiere un salto nel sistema di comunicazione. La scrittura entrò a far parte del quotidiano,  accanto a forme di comunicazione mista in cui graficamente si realizzava una commistione fra elementi figurativi e codice linguistico. Dai pittogrammi agli ideogrammi il salto decisivo che portò alla nascita della scrittura vera e propria fu la scelta di segni che non rinviassero solo ad oggetti o esseri viventi ma al suono delle parole della lingua parlata. Man mano che si procedeva all'adattamento del simbolo al suono, di pari passo si semplificavano i segni che prima identificarono delle sillabe e poi le singole lettere. L'invenzione dell'alfabeto fonetico è attribuita ai Fenici, che alla fine del II millennio svilupparono un alfabeto di 22 segni consonantici  tracciati da destra verso sinistra; ogni segno aveva una corrispondenza fonetica, ovvero un suono. Grazie al fatto che i Fenici erano un popolo di navigatori, l'alfabeto si diffuse rapidamente in tutto il Mediterraneo occidentale. Dall' XI secolo lo adottarono anche i Greci, i quali introdussero le vocali, e dopo di loro gli etruschi e poi i Latini. Il nostro alfabeto, come tutti gli alfabeti di oggi, proviene dalla scrittura semitica occidentale.


Ma cosa usavano per scrivere i nostri lontani parenti?


Le prime penne utilizzate dall'uomo sono state le pietre; con le pietre sulle pareti delle caverne i nostri antenati riportavano scene di caccia e riproducevano azioni quotidiane. La penna così come la conosciamo noi dovrà pazientare a lungo ed attendere il passaggio del papiro sul quale gli Egiziani riproducevano i geroglifici grazie ad uno stilo di osso o metallo imbevuto di inchiostro rosso o nero;  l'inchiostro nero utilizzato per la stesura dei testi, era ottenuto da una mistura di fuliggine, acqua e resina, mentre per l'inchiostro rosso che si usava per scrivere il titolo si aggiungevano degli ossidi, comprensibilmente rispetto alla pietra la possibilità di correggere non era una conquista da poco.  Poi ci furono i Cinesi che  svilupparano, invece dei geroglifici,   gli ideogrammi, una lingua composta per lo più di parole formate da una sillaba; scrivevano intingendo un pennello in uno speciale inchiostro creato da Tien-Chen nel terzo millennio a.C,  probabilmente un composto di fuliggine olio e calce  essiccato ed utilizzato stemperato con l'acqua. Il  pennello usato per tracciare gli ideogrammi era fatto di  pelo di coniglio ed inserito in un tubo di bambù. I greci introdussero come supporti sui quali scrivere le tavolette di legno coperte di cera o tempera bianca, su di esse potevano scrivere e riportavano calcoli correggendo senza particolari problemi in caso di bisogno. Utilizzavano per scrivere  uno stilo di osso o di metallo particolari gli stili intagliati nell'osso che erano dotati di scanalature anatomiche per la posizione delle dita. I Romani fecero propria l'esperienza delle culture precedenti mutuando l'uso della tavoletta di cera, che chiamavano tabella, del papiro, detto charta e della pergamena. Nel Medio Evo la scrittura era per lo più appannaggio dei monaci che portavano avanti una gravosa opera di riproduzione di testi antichi documenti e sopratutto Bibbie. L'evoluzione della penna è stata quindi la risultante di esperimenti progressivi nel tentativo di realizzare uno strumento il più possibile preciso e pulito, ovvero che non lasciasse macchie durante la scrittura per un eccessiva perdita di inchiostro.  A precedere la stilografica fu la penna d'oca, la cui punta veniva intagliata ed intinta nell'inchiostro; quando si arrivò alla stilografica il maggior elemento di difficoltà fu trovare una soluzione che consentisse di ottenere un pennino che non perdesse inchiostro in maniera eccessiva e nello stesso tempo avere una penna con una carica di inchiostro sufficente a garantire una certa autonomia, consideriamo che i primi pennini non prevedevano una cartuccia per l'inchiostro. Se fu dalla metà del XVIII secolo che cominciarono a diffondersi le prime stilografiche  realizzate con metallo laminato e un tubicino cilindrico contenente inchiostro,  è pur vero che il flusso dell'inchiostro non poteva essere controllato, e bisognerà attendere la metà del 1800 per i primi modelli  parzialmente funzionanti. La svolta decisiva si ebbe uando venne realizzato il serbatoio per l'inchiostro che consentì un flusso lento e continuo. Nel 1884  Lewis Edson Waterman perfezionò l'odierna penna stilografica, grazie all'evoluzione che nel contempo aveva reso possibile la produzione di inchiostri con viscosità costante e la realizzazione di pennini più resistenti. Negli anni '30, con lo sviluppo industriale arrivò la produzione in serie anche per le stilografiche, che conobbero i nuovi materiali plastici e furono realizzate in diverse varianti e in tutti i colori. La 'Parker 51'fra le più note penne stilografiche fu realizzata e commercializzata nel 1941 mentre nel 1955 Sheaffer presentò la prima moderna penna a cartuccia.

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